Il Saggiatore (1623) è un trattato scritto da Galilei, in forma di lettera indirizzata a Virginio Cesarini, poeta contemporaneo di Galilei. Il trattato origina da una disputa tra Galileo e Orazio Grassi (matematico) in merito all’origine delle comete.
Nel 1619, il matematico Grassi pubblicò il trattato De tribus cometis anni MDCXVIII disputatio astronomica, andando a proporre una spiegazione a tale fenomeno; successivamente, Galileo rispose per mezzo di un suo allievo, Mario Guiducci, con l’opera Discorso delle comete.
Grassi, nel medesimo anno, replicò con l’opera Libra astronomica ac philosophica e Galileo, scrisse il Saggiatore in opposizione alla Libra.
L’opera costituisce l’occasione, per Galilei, di configurare un manifesto della propria filosofia naturale; in esso, quindi, viene a delinearsi un cometario.
Grassi, che praticamente, rappresentava la posizione dei padri gesuiti, sosteneva come le comete transitassero oltre la Luna, andando a rappresentare un cerchio massimo; di contro, Galileo considerava come fossero manifestazioni luminose di natura illusoria, ossia fenomeni ottici.
Paradossalmente, la visione del Grassi, pur contrastando la dottrina aristotelica che reputava le comete materiale corruttibile, era in linea con la teoria secondo la quale esse seguissero delle traiettorie attorno al Sole; l’intento di Galileo era collegato alla dimostrazione del sistema Copernicano.
Ad ogni modo, Il Saggiatore contempla questioni riguardanti la fisica e le qualità dei corpi; in tale contesto, Galilei, contrastando le posizioni della fisica aristotelica, approntava una distinzione tra le proprietà reali, ossia oggettive, dei corpi (grandezza e forma) e le proprietà soggettive (colori e suoni), percepite dai nostri sensi.
FONTE
Ampollini I., Il Saggiatore compie 400 anni e non li dimostra, in www.scienzainrete.it
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